Mentre Selene in cielo è una sottile lingua d’argento che illumina il mare di Gioia Tauro, finisco di leggere il libro di Leonida Repaci dal titolo “La Pietrosa racconta”, Rubbettino Editore, una copia anastatica data alle stampe anni fa dal club Unesco di Palmi.
Una lettura che ha toccato la mia anima, regalandomi infinite emozioni.
Un libro che mi ha fatto sognare, perché attraverso la poesia, la prosa e le foto rigorosamente in bianco e nero, racconta la bellezza della Pietrosa, della villa in cui lo scrittore palmese e la moglie Albertina trascorsero molto tempo della loro vita.
Un libro intriso di dolci e struggenti ricordi che, iniziano da quando Mariano Repaci la acquistò nel 1915 per 16.000 lire dall’avvocato Sandulli; uno dei motivi che spinsero Mariano ad acquistarla fu perché era stata costruita dal padre e, anche perchè in una stanza di essa il maestro Cilea aveva sognato e cantato l’Adriana, correggendo e ricorreggendo la partitura anche dopo il trionfo.
La Pietrosa fu una presenza importante nella vita e nelle opere di Leonida Repaci; come lui stesso scrisse ”Risparmiare su tutto, sul grande e sul piccolo, serviva a me ed Albertina ad aiutar la Pietrosa, una figlia che ci ha dissanguati per farle un corredo degno di lei”.
Essa raggiunse l’apice della sua bellezza e del suo prestigio quando, il 21 aprile del 1968, si svolsero a Palmi le cerimonie per il 70° compleanno dello scrittore, alla presenza dell’allora Ministro Giacomo Mancini che, nell’occasione annunciò il finanziamento della Casa della Cultura, proprio in suo onore.
Allora, tanti esponenti della cultura italiana, tra cui i giurati del Premio Viareggio, furono ospiti proprio alla Pietrosa.
In seguito agli inizi degli anni ’80, quando l’intero complesso della villa era al massimo dello splendore sia ambientale sia per i quadri, le sculture e i libri che ospitava, lo scrittore la donò al Comune di Palmi per farne un centro culturale.
Rimase invece incustodita, depredata e violentata per ben trent’anni.
Molte furono le iniziative per sensibilizzare le coscienze, soprattutto da parte degli alunni delle scuole medie palmesi e degli insegnanti. Importante fu l’azione dell’Associazione Amici della Pietrosa e degli Amici dell’Antiquarium con lodevoli iniziative di sensibilizzazione.
Successivamente, con un finanziamento per il recupero (sindaco Parisi) la villa fu finalmente ristrutturata e, dopo nel marzo del 2013 , è stata affidata all’Associazione Amici Casa della Cultura Leonida Repaci per essere riportata alle finalità originarie della donazione.
La lettura del libro, mi ha spinta a visitare la Pietrosa, luogo di una bellezza sconvolgente; una bellezza che ti ammalia l’anima, si può morire d’amore affacciandosi dalla Guardiola (in origine usata per l’avvistamento del pesce spada) sospesa sul mare, infinita distesa d’azzurro, dove lo sguardo si perde all’orizzonte, con la Sicilia, lo Stromboli e l’Etna e dove il profumo del mare si mescola con quello dei fiori, in un miscuglio di selvaggia sensualità.
Oggi la villa sorge in mezzo ad un parco di 700 ulivelli che Albertina aveva fatto arrivare dalla Toscana sua terra natale, nel 1939 con sei pini e cinque cipressi.
Il possesso si estende fino agli scogli, è attraversato da terrazzamenti sostenuti da armacie in pietra ed è percorribile attraverso lunghi viali sopra costoni profumati da diverse varietà di erbe, dove il canto dei passerottini e delle cicale e la danza armoniosa delle farfalle, diventa una dolce e infinita preghiera.
C’è anche la casa del custode e un vecchio casello ferroviario, ancora da ristrutturare; infine comprende una grotta sovrastante, scelta dallo scrittore come sua dimora eterna.
E forse, presto, questo suo desiderio sarà esaudito.
La Pietrosa coronata di profumi, colori e suoni, dove natura e storia hanno creato un rapporto che in poche parti del mondo esiste, come Leonida disse “la geografia dell’anima”.
Albertina appena arrivata alla Pietrosa disse: ”Oh Leto, ti ringrazio d’esser nato quaggiù. Un regalo più grande di questa terra non potevi farmelo. E’ come se mi fossi sposata un’altra volta…!”
La lettura del libro, inoltre, mi ha aiutata a comprendere il perché di quell’antico dolore che alla Pietrosa aleggia dolcemente nell’aria.
Un dolore che al pari dell’incanto di questo angolo di paradiso ha la capacità di arrivare fino agli angoli più nascosti del nostro cuore, della nostra anima. Un dolore che ti resta sulla pelle come l’odore di un amante. Un dolore che non ti lascia ma che ti avvolge simile all’oblio caro a chi scrive, a chi come me si nutre di lacrime e inchiostro. Un dolore che mi è rimasto dentro e che, mi fa compagnia, in quest’estate ormai alla fine.
Il dolore di donna Maria del Patire che perse i figli a causa della terribile spagnola e il dolore di Albertina per la sua mancata maternità, come lei stessa scrive in una struggente poesia dal titolo “Maternità”.
Il dolore di una donna innamorata che mai potrà dare un figlio all’uomo che ama.
Concludendo, voglio dire che, dopo aver letto il libro ed aver visitato “La Pietrosa” io sento di amare ancora di più la Calabria, questa regione che io nei miei scritti (perdonatemi il giro di parole) definisco “maledettamente bella e maledettamente maledetta”.
Da l’anno scorso questo incantevole e magico luogo, è stato affidato dal Comune di Palmi per dieci anni alla Scuola di Recitazione della Calabria, in partnership con l’associazione Prometeus e con il supporto dell’azienda di Natale Princi.
Le Associazioni, con il nome di “la Raffica” facendo riferimento proprio a un’opera di Repaci, si stanno adoperando attraverso un progetto per farla rinascere.
Caterina Sorbara