C’è un nesso arcaico, che non potrà mai scomparire, nella microstoria dei piccoli borghi. Esso è fatto di miti e di leggende, di credenze popolari e superstizioni, di personaggi che hanno dato lustro. Al fine di “proteggere” questo patrimonio socio-culturale, Nando Scarmozzino, poeta e scrittore, nonché già giornalista pubblicista, ha dato alle stampe l’ennesimo volume dal titolo appunto “Miti & Leggende di Acquaro”, borgo in provincia di Vibo Valentia che vanta origini antiche. Alla realizzazione dell’opera ha collaborato Giuseppe Esposito (sue le “Conclusioni” al libro), il quale ha voluto condividere un progetto culturale che lui stesso aveva sempre “pensato”. In questo sua ultima fatica letteraria Scarmozzino racconta in una sorta di caleidoscopio fatti e curiosità intrisi di storia e di leggenda e si sofferma ad illustrare personaggi, maschili e femminili, del paese, che per il loro vissuto egli definisce “miti comuni” ma pur sempre e decisamente figure emblematiche. E tuttavia “mitici” egli considera e sono anche luoghi come la collina di Malamotta o il monte Diavulòmani, Cillandra, così come antichi rioni, per esempio Donnantùani, Poteja, San Giovanni. Il fascino del libro si diffonde in ogni pagina e culmina, alla fine del volume, con ogni probabilità, nella spiegazione del significato delle numerose località che da sempre hanno incuriosito gli abitanti, residenti o emigrati, e che l’Autore ha voluto donare, letteralmente, dopo anni di ricerche, agli Acquaresi. Dal canto suo Giuseppe Esposito così si è espresso: “E un enorme piacere e soddisfazione poter condividere oggi l’esperienza che ho avuto modo di effettuare contribuendo al progetto editoriale del testo di Nando Scarmozzino, che ringrazio per avermi coinvolto. L’opera – afferma Esposito – riesce nell’intento di promuovere luoghi e personaggi suscitando curiosità nel lettore, stimolandolo ad approfondire le storie che emergono tra le pagine del testo riaccendendo altresì la voglia di visitare e ritornare a riscoprire il territorio di Acquaro in una chiave diversa.”
Caterina Sorbara