Il presepe è la rappresentazione della scena della Natività, con la mangiatoia e le figure di Giuseppe e Maria, dei Magi, dei pastori e degli animali, raccolti insieme a fare da corona alla venuta nel mondo di Gesù Bambino. Ma a quale fonte si sono rivolti i tantissimi costruttori di presepi nel corso dei secoli?
Naturalmente, in primis al Vangelo.
E’ Luca a raccontare gli eventi nel secondo capitolo del suo Vangelo. Giuseppe e Maria, narra, si erano recati a Betlemme per il censimento indetto da Augusto: Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nella locanda
Anche i Vangeli Apocrifi, pur non essendo considerati verità rivelata dalla chiesa, parlano della nascita di Gesù. Nel Vangelo apocrifo dello Pseudo Matteo, ad esempio, si racconta così: Un angelo apparve a Giuseppe e Maria, fece fermare la giumenta, poiché era giunto il momento di partorire, e ordinò a Maria di scendere dall’animale e di entrare in una grotta sotterranea. Là non vi era mai stata luce, ma sempre tenebre. All’ingresso di Maria, però, tutta la grotta cominciò a splendere e rifulgere, quasi vi fosse il sole.
Continua poi dicendo: Il terzo giorno dopo la nascita del Signore, Maria uscì dalla grotta ed entrò in una stalla. Mise il Bambino nella mangiatoia e il bue e l’asinello lo adorarono. Ma chi fu il primo a rappresentare la scena della Natività? Secondo la Tradizione il primo in assoluto fu San Francesco d’Assisi. Fu lui alla vigilia di Natale del 1223, ad allestire a Greccio una rappresentazione vivente della scena della Natività. Una vera Sacra Famiglia, interpretata dai contadini del luogo, con bue e asinello veri e con veri pastori. San Francesco volle rendere reale la vicenda dell’Incarnazione agli occhi del pubblico. L’iniziativa ebbe uno straordinario successo e contribuì alla diffusione della nuova usanza. Il Santo, però attinse, a tradizioni molto più antiche, perché intorno al 380, una famiglia cristiana di Roma fece dipingere nella propria camera funeraria una rappresentazione della Natività. Il dipinto fu trovato nelle catacombe di San Sebastiano, ed è il più antico presepe della storia. Nel VIII secolo in Santa Maria Maggiore, durante il Medioevo, il papa celebrava la Messa di Natale utilizzando come altare proprio un presepe.
Quest’anno ricorre l’ottocentesimo anno dalla realizzazione del presepe a Greccio.
Dopo l’anno Mille, in molte parti dell’ Italia, i fedeli assistevano nella Notte di Natale alla rappresentazione di un dramma liturgico che si chiamava Officium Pastorum, che prevedeva un presepe in scena: i pastori del titolo, cercavano Gesù Bambino. Il Presepe, comunque, è grazie a San Francesco d’Assisi, se è diventato un elemento importantissimo per il Natale per tutti i cattolici del mondo. Fu la stessa chiesa, a partire dal Seicento, a favorirne la diffusione e, fu proprio allora che furono create le prime statuine d’argilla e di legno colorate. Il presepe più famoso del mondo è quello conservato nella chiesa di Santa Maria in Ara Coeli, a Roma. Venne costruito nel Medioevo in legno intagliato che, si diceva provenisse dal Monte degli Ulivi, a Gerusalemme. La vigilia di Natale, il Bambino , viene deposto nella mangiatoia, seguito da una serie di cerimonie e molte preghiere. A questo presepe, nel corso dei tempi, sono stati attribuiti molti miracoli. In Africa ci sono presepi animati da nere figurine longilinee; in Asia presepi con i personaggi con gli occhi a mandorla. In America Latina, nella costruzione , si usa la canna da zucchero. In Romania, molti presepi sono preparati completamente in argento, mentre a Cracovia i migliori artigiani nel mondo si sfidano nella gara dei presepi architettonici, che riproducono famose chiese e palazzi. In Italia, sono famosi i presepi napoletani. Il presepe napoletano è ambientato tradizionalmente nella Napoli del Settecento. Ogni anno a San Giorgio a Cremano, arrivano persone da tutto il mondo, per comprare i presepi. Famosa è la frase del grande Eduardo De Filippo in “Natale in casa Cupiello”: quando diceva :Te piace o Presebbio ?. Oggi non c’è chiesa o casa che non ha il suo bel presepe. Presepi in materiali diversi: ceramica, terracotta, oro, argento, carta marmorizzata, carta con la tecnica origami, pasta di pane, conchiglie, patchwork, vetro, stoffe pregiate. Per non parlare dei presepi viventi che, in questi ultimi anni stanno riscuotendo un grosso successo, perché capaci di trasmettere emozioni a grandi e piccini. In tutti i pesi della Calabria, la tradizione del presepe è importantissima , in tutti i centri vengono allestiti presepi nelle piazze e inoltre vengono organizzati anche presepi viventi. Quest’anno tra i presepi realizzati in Calabria, un posto importante spetta sicuramente al presepe realizzato a Gioia Tauro nella Parrocchia San Francesco da Paola- Oratorio- Centro Giovanile Don Bosco dell’artista gioiese Rocco Velardo.
L’opera, in dimensioni naturali, incanta ed emoziona tutti.
L’artista gioiese nel realizzare l’opera è stato affiancato da Mimmo Festa e Mimmo Ritrovato .
Il presepe è stato inaugurato l’otto dicembre giorno dell’Immacolata Concezione che coincide anche con l’anniversario dell’Oratorio Don Natale Ioculano dopo la benedizione ha ringraziato l’artista Velardo e i suoi collaboratori , per l’incantevole opera realizzata con amore e dedizione.
Don Natale Ioculano ha dichiarato:” Anche quest’anno l’artista Rocco Velardo ha saputo leggere la realtà. Nella semplicità della natività, con pochi personaggi intorno, ha voluto farci ritornare all’essenziale. Non solo alla nascita di Gesù ma all’importanza della famiglia che in Cristo si ritrova unita e diventa segno dell’amore che genera e costruisce il futuro. Credo che non poteva esserci messaggio più bello soprattutto in questo nostro tempo in cui la famiglia è bombardata da messaggi e modelli a lei estranea e in un tempo in cui sono in aumento le violenze proprio all’interno delle famiglie. Possa Gesù riportare pace e serenità nel cuore delle famiglie e nel cuore dell’uomo”.
Caterina Sorbara