Lorenzo Festicini In qualità di Fondatore e Presidente dell’Istituto Nazionale Azzurro, mi trovo profondamente contrariato e preoccupato per le narrazioni che circolano attorno al tema del suicidio assistito, in particolare per quanto riguarda individui afflitti da gravi sofferenze psichiche. La vita umana è un dono sacro, affidatoci da Dio, e ogni sua fase, compresa la sofferenza, ha un valore inestimabile che va protetto e rispettato. La discussione intorno alla possibilità di accedere al suicidio assistito per motivi psichici, come riportato da alcuni utenti in un gruppo Facebook dedicato, solleva profonde questioni etiche e morali che non possono essere ignorate. La sofferenza psicologica è indubbiamente devastante e richiede un intervento compassionevole e professionale, ma la risposta non può e non deve essere la morte. Da un punto di vista cattolico, la vita umana è sacra dal concepimento fino alla morte naturale. L’invito alla speranza, alla cura e all’amore verso il prossimo è centrale nel nostro credo. La chiesa insegna che ogni vita, anche quella segna-ta dalla sofferenza, dal dolore o dalla malattia, ha un suo scopo e dignità unici. È nostro dovere morale offrire sostegno, comprensione e cure a chi soffre, anziché considerare il suicidio assistito come una soluzione legittima. Comprendiamo il tormento e la disperazione di chi vive nel buio della depressione o di altre malattie mentali, ma cre-diamo fermamente nella possibilità di recupero e nella speranza che può nascere anche nei momenti più bui. La risposta della società a questi drammi personali dovrebbe concentrarsi sull’ampliamento e il miglioramento dell’accesso alle cure psichiatriche e psicologiche, sul sostegno alle famiglie e sulla promozione di una cultura che non abbandona i suoi membri più vulnerabili al loro destino, ma che li accompagna con amore, comprensione e professionalità. L’Istituto Nazionale Azzurro si impegna a promuovere queste visioni, lavorando per una società che vede nel valore sa-cro della vita un principio irrinunciabile. Ci opponiamo con forza all’idea che il suicidio assistito possa essere conside-rato una soluzione per chi soffre di disturbi psichici, e invitiamo tutti a riflettere sul significato profondo della vita, sul valore della sofferenza e sulla bellezza dell’esperienza umana in tutte le sue forme. In conclusione, la proposta di estendere il suicidio assistito a casi di sofferenza psicologica non solo contraddice profondamente i principi etici e morali che guidano la nostra società, ma ignora anche la possibilità di guarigione e speran-za che deve essere offerta a ogni individuo. È nostro dovere come comunità credente e come società civile lavorare insieme per trovare soluzioni che rispettino la dignità e il valore sacro di ogni vita umana.
Riceviamo e pubblichiamo