Continua la “saga” del caso Bergamotto di Reggio Calabria IGP e gli agricoltori e le associazioni di categoria dimostrano che l’ipotesi DOP si è rivelata un bluff ridicolo e pericolossissimo, in quanto a sostegno dell’industria e non della filiera agricolta. Dopo l’approvazione ministeriale dell’Indicazione Geografica Protetta a dicembre 2023, il 28 febbraio 2024 un brusca sterzata della Regione Calabria a favore di una ipotetica DOP, interrompe l’iter dell’IGP per la cui conclusione, dopo tre anni di istruttoria, mancava solo la Riunione di pubblico accertamento. La levata di scudi dei bergamotticoltori è stata immediata e intensa con partecipate assemblee pubbliche di protesta, sit-in al Consiglio Regionale della Calabria e numerose iniziative di sensibilizzazione sostenute da associazioni di categoria e sigle sindacali, da sindaci del territorio, dalla città metropolitana di Reggio Calabria, da rappresentanti di partiti di sinistra e di destra, perfino da interrogazioni in Consiglio Regionale. In seguito ad una recente “apertura” da parte del governatore Roberto Occhiuto in diretta tv e dell’assessore regionale all’agricoltura Gianluca Gallo, alcune associazioni di categoria scrivono direttamente ai due politici interessati chiedendo un immediato ripensamento, visto che si sono persi già mesi preziosi a discapito degli agricoltori e visto che sono finalmente emerse tutte le criticità di una DOP oggi irrealizzabile e la cui istruttoria in realtà non è mai stata intrapresa dal Ministero dell’Agricoltura. Copagri Calabria, Liberi Agricoltori-Anpa Calabria, Conflavoro Agricoltura, Nuova Unci Calabria, USB lavoro Agricolo e il Comitato dei Bergamotticoltori reggini hanno chiesto a Occhiuto e a Gallo di sostenere e far ripartire l’iter dell’IGP al fine di portarlo a conclusione e si sono rese disponibili, successivamente, a lavorare unitariamente per l’eventuale ottenimento della DOP. In sintesi viene ribadito che è paradossale rinunciare ad un obbiettivo ormai raggiunto come quello dell’IGP per sostenere il percorso della DOP che si è rivelato aleatorio e la cui approvazione richiederebbe anni. Giuseppe Falcone del Comitato dei Bergamotticoltori reggini che insieme alle altre sigle sostiene a spada tratta il “Comitato promotore per l’IGP Bergamotto di Reggio Calabria -ATS” presieduto da Rosario Previtera, quanto accade: “E’ una storia dall’imbarazzante drammaticità e superficialità che farebbe sorridere se non fosse che si sta continuando a danneggiare fortemente i bergamotticoltori i quali, sempre di più, sono soggetti alla concorrenza sleale a causa dell’introduzione e utilizzo di bergamotto proveniente da altre province e regioni in un periodo di crisi conclamato. L’ottenimento dell’IGP per il Bergamotto di Reggio Calabria, che è l’unica strada oggi percorribile, consentirà la necessaria tutela del prodotto visto che il suo Disciplinare prevede che tutte le fasi lungo la filiera si svolgano nell’area vocata proprio come per una DOP. Con l’IGP inoltre si darà subito la possibilità di commercializzare con un marchio di qualità e di sganciarsi dal giogo pluridecennale dell’industria dell’olio essenziale che fa cartello per fissare il prezzo annuale del frutto. Abbiamo chiesto ad Occhiuto e a Gallo di far ritirare il singolare parere sfavorevole nei confronti dell’IGP inoltrato dal Dipartimento agricoltura al Ministero il 28 febbraio e di richiedere invece l’immediata convocazione della Riunione di pubblico accertamento, con l’impegno ufficiale da parte nostra e di tutti di provare in futuro a trasformare l’IGP in DOP, visto che oggi non ci sono le condizioni. E’ ormai ufficiale che non esistono i millantati studi dell’Università che avrebbero dovuto consentire l’estensione del disciplinare della DOP dall’essenza al frutto, che la domanda presentata ad agosto al Ministero e alla Regione dal Consorzio dell’essenza DOP è carente della documentazione obbligatoria necessaria all’approvazione e che il Disciplinare è completamente anacronistico oltre che inapplicabile per la normativa vigente: basti pensare ad esempio che esso prevede come portainnesto l’arancio amaro che è vietato da un decennio in Italia oppure che prevede un numero di piante ad ettaro tale da escludere gran parte dei bergamotticoltori storici oltre che gli impianti più moderni e innovativi. Stiamo organizzando la terza assemblea pubblica nella quale faremo emergere quelle ulteriori criticità che rendono la DOP irrealizzabile nell’immediato. Siamo fiduciosi che il governatore Occhiuto vorrà mettere fine positivamente a questa querelle per il bene degli agricoltori e dell’intera filiera bergamotticola, fiore all’occhiello dell’intera Calabria”.
COMITATO DEI BERGAMOTTICOLTORI REGGINI
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