AUDDINO (M5S): RIGASSIFICATORE DI GIOIA TAURO. Il coordinatore provinciale del M5S torna sull’argomento e da fisico, oltre che dal punto di vista politico, spiega le ragioni tecniche, ambientali e politiche del suo no motivato e non ideologico, al progetto del rigassificatore che sciaguratamente il Governo vorrebbe costruire proprio a Gioia Tauro.
“La Piana ha bisogno di altro! Ho già spiegato più volte le profonde ragioni scientifiche e politiche del mio No al rigassificatore di Gioia Tauro. Sono vent’anni che se ne parla a sproposito senza lavorare seriamente per proporre un piano energetico veramente alternativo”. Così in una nota l’ex senatore Auddino.
Il rigassificatore a Gioia Tauro non è un’opera strategica bensì semplicemente un’idea sciagurata e insensata per la piana di Gioia Tauro, con una ricaduta occupazionale praticamente nulla per il territorio e che comporterebbe problemi mai pienamente risolti per l’equilibrio ambientale delle aree circostanti. Il progetto rimasto nel cassetto per un ventennio periodicamente torna di attualità ma l’impianto del Governo recherebbe un danno all’ambiente circostante molto grave e comporterebbe un rischio di incidenti rilevante.
La soluzione alla crisi attuale, secondo il Governo, sarebbe quella di costruire il rigassificatore più grande di Europa a Gioia Tauro che sarebbe pronto, nella migliore delle ipotesi, fra 4 anni! Aggiungo che la normativa Seveso sugli impianti a rischio di incidente rilevante, in ogni caso preclude che un simile impianto possa sorgere in una zona dove già coesistono altri grossi impianti a rischio di incidente rilevante; basti ricordare la centrale a turbo gas di Rizziconi, il termovalorizzatore, il depuratore regionale. Inoltre, rimane aperta la questione relativa all’incidenza che un tale impianto avrebbe sui relativi rischi di avere un porto di transhipment così vicino e sulla riduzione del traffico delle navi portacontainer al porto di Gioia Tauro: dopo aver fatto tanto per far risorgere il porto, sarebbe una beffa inaccettabile ridurre il traffico dei container delle mega navi da oltre 20 mila teus a causa del rigassificatore!» continua Auddino.
Il Governo Meloni con il Decreto Energia addirittura lo eleva ad opera strategica per l’intero paese secondo la strategia di trasformazione dell’Italia in un “Hub del gas”, l’Italia addirittura porta aperta al gas per l’intero mediterraneo… Altro che turismo, rispetto della vocazione agricola del territorio e tutela dell’ambiente!
La Piastra del Freddo poi è una chimera usata più come specchietto per le allodole che come un reale progetto di riutilizzo delle “frigorie” a beneficio dell’industria conserviera e dello stoccaggio dei prodotti agrumicoli. Un progetto così vecchio pensato 20 anni fa non ha più alcun senso: il consumo del gas è in diminuzione in gran parte del mondo ed in Europa in particolare. In paesi come il Portogallo si è puntato già da tempo sulle energie alternative ed integrative, rinnovabili e non clima alteranti, con l’obiettivo del 80% del fabbisogno energetico nazionale. E l’Italia invece che fa? Rispolvera un progetto vecchio di 20 anni e punta sul gas, volendo fare scempio del territorio di Gioia Tauro che ha già pagato un prezzo salatissimo in termini di costi ambientali, senza tener conto (oltre alla Normativa Seveso) del Trattato di Aarhus, sottoscritto dall’Italia in sede europea ed entrato in vigore nel 2001, che obbliga in casi come questo il dibattito pubblico, il coinvolgimento dei cittadini e delle amministrazioni locali interessate, la partecipazione del pubblico ai processi decisionali in materia ambientale, garantendo l’accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico ai processi decisionali e l’accesso alla giustizia in materia ambientale”, continua l’ex senatore di Polistena.
Oppure bisognerà comprare il costoso gas liquefatto americano in base ad accordi già presi che non ci è dato sapere? Il dubbio rimane. Le forti preoccupazioni ambientali non si fermano qui: c’è anche il rischio sismico che va esaminato con molta attenzione! Non mi si può dire che bisogna fare presto senza aver ancora valutato attentamente la devastazione che ciò comporterebbe e il rischio terremoti; rischio, quest’ultimo, che doveva essere valutato da accurati studi scientifici già anni fa, studi che dovevano essere resi pubblici oggi con risultati inconfutabili. Ma nulla di tutto questo è mai stato fatto!” conclude il coordinatore reggino del M5S.