L’accoglienza del primo cittadino alla kermesse che da Forte Siacci è sbarcata nel centro cit-tadino: “Iniziativa fondamentale perché riesce a promuovere un ragionamento collettivo, uno stimolo a crescere non solo da un punto di vista estetico, ma anche etico. Qui l’arte e l’architettura si legano, indissolubilmente, all’accoglienza, alla solidarietà e all’integrazione”
ll sindaco Giuseppe Falcomatà è intervenuto all’apertura del nuovo atto della Biennale dello Stretto, diretta da Mariangela Cama, Alfonso Femia e Francesca Moraci. Sede dei dibattiti e delle esposizioni è Villa Zerbi, dove Falcomatà ha parlato di «grande occasione per l’intera città metropolitana». Nel ringraziare i direttori della Biennale e tutti gli autorevoli relatori ed ospiti, il sindaco si è soffermato sul concetto di ospitalità, tema dell’evento che rappresenta uno degli eventi culturali internazionali più attesi nel panorama architettonico. Per farlo ha tratto spunto da due recenti episodi che «descrivono, efficacemente, una Reggio che sta cam-biando sotto diverse sfaccettature»: il matrimonio di una cittadina nigeriana, vittima di vio-lenza, celebrato a Palazzo San Giorgio col contributo delle associazioni del territorio ed il so-stegno fattivo del Comune ed il partenariato, appena firmato, con la Chiesa Valdese per inve-stire due milioni di euro in impianti e attività ecosostenibili ad Arghillà, simbolo delle fragilità cittadine.
«Iniziative come la Biennale dello Stretto – ha aggiunto – rappresentano sì una grande occa-sione per la qualità dei battiti e per le professionalità coinvolte, ma sono soprattutto fonda-mentali perché riescono a promuovere un ragionamento collettivo, uno stimolo a crescere non solo da un punto di vista estetico, ma anche etico. Qui l’arte e l’architettura si legano, in-dissolubilmente, all’accoglienza, alla solidarietà e all’integrazione».
«La città – ha ribadito il sindaco – non si fa da soli. Cresce e si sviluppa con il contributo ap-passionato, libero, disincantato di tutti. Quanto sta accadendo, qui ed ora, indica un fermento, un embrione sul quale lavorare per ripensare il modo di vivere nelle nostre città. Ed è un’attivi-tà che si snoda lungo un percorso pieno di contraddizioni dove la Città Metropolitana è setti-ma nelle classifiche, fra le 112 campionate, per presenza e tutela delle biodiversità, ma la Ca-labria si conferma la regione più povera d’Europa. C’è un controsenso evidente che, però, deve rappresentare motivo di ragionamento e di discussione. Ci sono le condizioni per farlo, ma siamo ancora molto indietro».
«Le risorse ci sono – ha concluso Falcomatà – e sono tantissime: sul Pnrr, sui Pinqua o sui Fondi per la coesione. Dunque, non siamo solo obbligati a fare le cose, ma a farle in maniera duratura, a regola d’arte e con qualità. Perché, se noi siamo bravi solo a spendere soldi per co-se che non cambiano la qualità della vita dei cittadini, magari saremo in linea con gli obblighi imposti dalla Corte dei Conti e dell’Unione Europea, ma non avremo fatto il nostro dovere di amministratori e rappresentanti istituzionali».