Tra Corso Numistrano e Corso Giovanni Nicotera sono collocate due opere scultoree realizzate dall’artista Riccardo Dalisi, venuto a mancare quasi due anni fa ormai, raffiguranti la mitica sirena Ligea. Che a Lamezia manchi il culto per i punti di interesse culturale, è cosa ormai non solo nota, ma anche assodata: già in occasione della dipartita del poliedrico artista, solo la sottoscritta scriveva un comunicato per ricordare i progetti di arredo urbano che hanno permesso di riportare in auge sia la figura dell’omerica Ligea, ma anche riportare l’attenzione su due punti strategici della città: l’inizio del corso cittadino, in zona piazzetta San Domenico, e l’isola pedonale.
Sfuggirà ai più, tra cui anche all’attuale amministrazione, che Lamezia Terme conserva due opere di uno dei maggiori artisti contemporanei, con sue esposizioni attualmente entrate nelle collezioni di centri internazionali quali il Centre Pompidou di Parigi, il Frac Centre di Orléans e il Museo Madre di Napoli.
Già in passato la sua attività artistica, che lo ha visto al fianco di personaggi del calibro di Andy Warhol, è stata oggetto di mostre allestite alla Biennale di Venezia, alla Triennale di Milano, al Museo di Denver, al MoMA di New York, alla Biennale di Chicago, al Museo di Copenaghen, al Museo di Düsseldorf, alla Fondazione Cartier di Parigi, alla Pasinger Fabrik di Monaco, al Tabakmuseum di Vienna, alla Zitadelle Spandau di Berlino, a Palazzo Reale di Napoli, a Palazzo Pitti a Firenze e in moltre altre realtà di elevato livello culturale, fino a culminare nella mostra che da fine novembre si tiene al Maxxi di Roma, che racconta gli aspetti principali della ricerca dell’artista: si tratta di un dialogo che dal particolare acquista un respiro globale, senza mai perdere il senso di umanità di cui le sue opere sono intrise.
Eppure la sua attività di artista lo ha portato a toccare anche il territorio lametino, lasciandoci parte della sua eredità artistica con la sua interpretazione della sirena Ligea: mentre sull’isola pedonale il Dalisi opera con un intervento di “monumentalizzazione ed organizzazione dello spazio”, così egli stesso lo definisce nel proprio portfolio online, regalandoci la vista della sirena in volo, a pelo d’acqua, rievocando l’immagine della fanciulla alata che presa dalla disperazione si butta in mare insieme alle sue sorelle, Partenope e Leucosia, per punirsi in seguito al fallimento nel tentativo di attirare l’imbarcasione di Odisseo verso gli scogli di Sirenuse; pone di fronte il Museo archeologico Lametino di piazzetta San Domenico una Ligea più eteree: alludendo alla visione platonica dell’armonia delle sfere celesti affidata alle otto sirene celesti, l’artista pone sul dorso della mano destra della sirena un globo inscritto in un’orbita circolare, rimandando all’epiteto di Melodiosa riservato proprio a Ligea.
Tanta cura e ricercatezza da parte di un’artista che ha voluto ridare dignità nei progetti urbani di valorizzazione degli spazi collettivi, ripagata con il totale oblio della sua memoria: siamo forse destinati a perire a filo d’acqua come nella disperazione delle sirene omeriche o possiamo ancora salvarci nobilitando un artista celebrato in lungo in largo che ha ridato lustro ai luoghi di aggregazione cittadina lametina?
Felicia Villella
Segreteria PD Lamezia Terme