REGGIO CALABRIA – Registriamo nuovamente un saldo negativo nel rapporto Agenas sulla mobilità sanitaria, presentato l’altro ieri a Roma, che fa il punto sul caso Calabria. La nostra regione continua a non essere attrattiva per quanto riguarda la soddisfazione dei bisogni sanitari e non si riesce a bloccare in nessun modo la fuga dei cittadini verso il nord e il centro. In verità è una migrazione che dimostra un andamento costante nel tempo, tanto che il fenomeno lo si può considerare ormai strutturale.
Il totale dell’acconto nei flussi standard del riparto 2023 (dati 2022) è pari a meno 273 milioni di euro. Soldi che la Regione Calabria spende nei sistemi sanitari di altre regioni italiane, soprattutto in Lombardia, Lazio, Emilia Romagna, ma anche in Campania e in Puglia.
A fronte di queste cifre importanti, di questa passività allarmante, quali sono le strate-gie messe in campo dal commissario ad acta della Sanità, nonché presidente della Giunta Regionale, Roberto Occhiuto? A ben vedere nessuna. Basta scorgere i dati del corposo dossier Agenas per rendersi conto che la nostra è una delle poche Regioni d’Italia che non riesce ad invertire il trend negativo, al contrario della Campania e della Sicilia che iniziano a mostrare segnali positivi.
Eppure, come dicevamo, l’andamento dell’emigrazione sanitaria calabrese è ormai strutturale, quindi è nota l’entità e la direzione dei flussi di mobilità. Da questa cono-scenza è possibile e necessario strutturare una strategia per rispondere alle esigenze della domanda espressa dai pazienti, e indirizzare in questo modo la regolamentazione e la pianificazione del sistema regionale e aziendale, soprattutto in riferimento agli equilibri economico-finanziari della Regione. Le premesse per agire ci sono tutte, ma evidentemente manca la volontà e la capacità politica di una classe di amministratori che a parte i proclami non riesce ad esprimere nulla di concreto nella realtà.
Esempio pratico di ciò che affermo è la mancata apertura degli ospedali di Trebisacce e Praia a Mare, che continua a provocare una fuga di prossimità dei nostri corregionali a Policoro e a Lagonegro, andando a d’incidente sulle casse del nostro sistema sanitario regionale per quasi 100 milioni di euro all’anno.
Le soluzioni per rimediare e invertire la rotta ci sono tutte, manca evidentemente lun-gimiranza e una buona gestione della sanità.