Oggi, sono intervenuto alla prima conferenza nazionale sui “Beni Confiscati: da problema ad opportunità”, organizzata dalla Regione Calabria – Dipartimento transizione digitale – settore legalità e sicurezza durante la quale l’assessore Pietropaolo ha annunciato l’approvazione da parte della Giunta del piano strategico della valorizzazione dei beni confiscati. Un confronto –sottolinea Pietro Molinaro presidente della Commissione consiliare antindrangheta –con le principali istituzioni che operano nella filiera dei beni confiscati alla criminalità organizzata, con il Terzo settore che in Calabria svolge un ruolo positivo con buone pratiche in atto che ha trovato la Regione Calabria all’altezza della situazione. La Commissione antindrangheta è impegnata, in piena sinergia con le Istituzioni nazionali e regionali a contribuire affinché la gestione e la destinazione dei beni confiscati produca effetti benefici per la collettività. La destinazione dei beni confiscati a usi sociali genera frutti positivi nel territorio: dalla creazione di occupazione legale al valore pedagogico poiché la comunità si riappropria, di quanto le era stato sottratto con la violenza, coniugando obiettivi di deterrenza, riparazione del danno e rigenerazione urbana. Vanno migliorate le complicazioni riguardo la gestione dei beni confiscati, sia quelli singoli che i complessi aziendali, riducendo drasticamente, ad esempio, i tempi delle procedure di destinazione. Questo – aggiunge Molinaro – è un obiettivo economico, ma anche di credibilità e reputazione delle istituzioni. Bisogna investire, e bene ha fatto la Regione, con risorse, sia umane che economiche. Questo sistema – ha affermato Molinaro -è parte fondamentale della lotta alla criminalità perché è un ambito nel quale i cittadini onesti possono riconoscersi, ritrovarsi e sentirsi orgogliosi delle istituzioni. I beni non vanno fatti marcire, perché si fa un favore alla criminalità. Molinaro ha ribadito la necessità di onorare la memoria di chi ha gettato le basi creando le condizioni normative per colpire la criminalità organizzata, attraverso lo spossessamento dei beni. Da Rognoni a Pio La Torre e a tutti quelli che hanno pagato con la vita la lotta alla criminalità organizzata. L’appartato giuridico che oggi è confluito nel Codice Antimafia è frutto del lavoro di uomini e donne che hanno compreso quanto fosse necessario sottrarre i patrimoni alle organizzazioni criminose. L’attuale dispositivo legislativo conclude – va protetto e migliorato salvaguardandolo da attacchi strumentali che mirano a delegittimarlo.
01/12/2023 NotaStampa del Presidente della Commissione antindrangheta Pietro Molinaro