Nel corso della XVIII edizione del Bergamotto d’Argento, che si è svolto qualche giorno fa a Reggio Calabria, presso l’Hotel Excelsior organizzata dal Kiwanis Club della città; don Vincenzo Leonardo Manuli, sacerdote, poeta, scrittore, giornalista e saggista è stato insignito della targa commemorativa nell’occasione dell’evento, per aver relazionato e per l’impegno con i giovani e per la legalità.
Don Manuli nel suo intervento ha relazionato sul tema: ”GIOVANI E ‘NDRANGHETA: DA QUALE PARTE STARE?”
Don Manuli ha subito sottolineato: ”Quando si parla di giovani, mondo complesso, occorre cautela, a non separare i mondi, pensando anche quando si era giovani: desideri, ideali, ambizioni; lasciata questa età, c’è una maturazione delle cose i cui frutti sono i semi impegnati lungo l’itinerario della vita”.
Continuando Don Manuli, ha ricordato il messaggio di Padre Pino Puglisi, affermando: “Quando si parla di alcuni temi, sono tante le tentazioni: paura, giudizi, rimozioni. Occorre un po’ di imprudenza ma anche di coscienza e conoscenza di ciò che si parla con determinazione e chiarezza. Questa è l’esperienza che ho fatto e continuo a fare, quando in una ricerca personale in quanto ex responsabile di pastorale giovanile in diocesi ho fatto in alcuni istituti superiori scolastici della piana di Gioia Tauro, oggi da parroco in un piccolo paesino ai piedi dell’Aspromonte. Se da un lato c’è nei giovani una certa comprensione, dall’altro, si evidenziano resistenze e assenze di modelli positivi. La realtà che sperimentiamo sono le situazioni di ingiustizia quotidiane che alimentano insofferenze, fatalismo, senso di disfatta e rassegnazione. Da un lato si identifica il male, il fenomeno criminale della ‘ndrangheta, dall’altro, i luoghi di prevenzione, scuola, forze dell’ordine, magistratura, associazioni di volontariato, non hanno un impatto forte perché per
contrastare questo fenomeno strutturale, occorre agire dentro la cultura, soprattutto quando nell’ambito etico, raccomandazioni, nepotismi, frenano un’inversione di tendenza”.
Don Manuli ha citato anche Peppino Impastato e Gesualdo Bufalino, ricordando anche che le agenzie sociali, scuola, famiglia, chiesa, oratori, associazioni di volontariato, quale presidio nel territorio, svolgono e rappresentano una presenza fondamentale per la prevenzione, il ricupero, la riconciliazione e la resilienza di situazioni di ingiustizia.
Infine don Manuli ha concluso: ”Quando il martire siciliano padre Pino Puglisi diceva che occorre nominare le cose, segnava uno spartiacque nel quartiere Brancaccio, quel coraggio profetico che il reggino don Italo Calabrò aveva da parroco e sapeva che un pastore non può esimersi di denunciare e scuotere le coscienze. Spesso si sottovaluta quello che ci sta accanto, quei cento passi che Peppino Impastato non aveva paura di percorrere, attraverso l’ironia della radio nei programmi culturali cercava di far ribellare la gente.
La scuola, è il tempo in cui i giovani trascorrono maggior parte della giornata nei loro primi anni di vita, qui occorre squarciare un velo e dotarla di veri docenti, un esercito competente, che sappiano incidere nel futuro dei ragazzi, non per trasmettere dei contenuti ma valori, affetti ed emozioni che un giorno si troveranno nella realtà e nella società a vivere e a testimoniare”.
Caterina Sorbara