Il presidente della Cooperativa sociale Libero Nocera analizza la situazione attuale su psichiatria e blocco dei ricoveri L’ingiusto blocco dei ricoveri che perdura ormai da 8 anni nella città e nella provincia di Reggio Calabria ha generato disagi enormi per centinaia di famiglie e le cooperative che lavorano nel settore della psichiatria. Oltre 150 persone vagano per le strade senza assistenza: nell’ultima settimana il tema psichiatria reggina e delle difficoltà che vivono numerosissime famiglie a Reggio è stato elemento di discussione in Regione con i rappresentanti delle cooperative sociali della provincia di Reggio Calabria. Abbiamo incontrato il presidente della Cooperativa sociale della ‘Libero Nocera, Gaetano Nucera. A differenza delle altre cooperative, la cooperativa da Lei presieduta a breve sarà accreditata col servizio sanitario regionale. Ritiene di essere stato privilegiato? “Tutt’altro, la storia della psichiatria residenziale post manicomiale reggina è un po’ diversa da come in genere viene raccontata”.
Prego, la racconti.
“Dalla chiusura dell’ospedale psichiatrico a Reggio Calabria, dove adesso sorge la scuola allievi Carabinieri, non si è fatto nulla per il futuro della psichiatria in città. La chiusura dell’ospedale ha generato la nascita di 14 residenze psichiatriche. Quelle residenze nate in una situazione di emergenza, se dal lato organizzativo andavano a soddisfare gli aspetti socio riabilitativi e assistenziali, dal punto di vista strutturale erano completamente inadeguate. Gli immobili requisiti frettolosamente dagli enti locali erano delle normali residenze abitative che non rispettavano i requisiti minimi previsti dalle normative vigenti. Era nell’immediato una soluzione di emergenza. Tutti sapevamo che prima o poi l’emergenza sarebbe finita e che nel futuro il fabbisogno sanitario sarebbe diminuito e non sarebbe stato sufficiente a garantire un futuro per tutte le residenze e già d’allora bisognava incominciare a organizzarsi e guardare al futuro. Noi siamo stati responsabilmente lungimiranti”. In cosa si è differenziato il vostro operato? “Già d’allora il nostro obbiettivo era adeguare strutturalmente la residenza ai requisiti minimi previsti dalla normativa vigente. Nel 2009 la Cooperativa Libero Nocera, senza aspettare che la Regione decretasse la fine della soluzione emergenziale ha presentato l’istanza di accreditamento della residenza. Mentre tutte le altre cooperative sono rimaste ferme, la situazione per loro poteva essere anche considerata soddisfacente, il costo del fitto e del mantenimento degli immobili pesava sull’ente pubblico e il blocco dei ricoveri ancora non era stato decretato. Un grande risparmio economico durato quasi 25 anni”. Lei sta dicendo che alle cooperative faceva comodo lo stato emergenziale? “Sulla cooperativa Libero Nocera sin dall’avvio della comunità ha gravato a differenza delle altre il peso del fitto dei locali (circa 3.500 euro di oggi)e il suo mantenimento. Sono circa un milione di euro in 25 anni, una bella somma. Nel 2009 facemmo istanza anche di aprire un Centro Diurno psichiatrico. Il Centro diurno “Armonia” inizialmente finanziato dal CSV (centro servizi per il volontariato) è stato aperto in regime di volontariato sull’onda di una emozione: in una frazione reggina un padre uccide il figlio psicotico nel sonno, una tragedia familiare vissuta nell’abbandono generale da parte dell’istituzione Sanità Pubblica. Oggi la cooperativa ha superato fra tante difficoltà tutti gli step e nei prossimi giorni sarà accreditata con il servizio sanitario regionale per gestire una residenza psichiatrica per 20 soggetti e un centro diurno per altrettanti soggetti. Un motivo di grande orgoglio per tutta la nostra comunità fatta di professionisti e operatori dell’assistenza psico-sociale-riabilitativa”. In una delle ultime riunioni è emerso un dato. Oltre ai 150 ricoverati nelle strutture, ce ne sarebbero altrettanti fuori dalla provincia di Reggio e altri 150 che vagano per le strade senza assistenza. Sono dati certi? “La rete territoriale della psichiatria reggina prevede nella sua programmazione residenziale 174 unità, non tenendo conto che l’OMS considera che su ogni mille persone, circa lo 0,2‰ ogni anno soffre di patologie psichiatriche per cui, rapportando questi dati a una città come Reggio Calabria che conta quasi 200 mila persone, avremmo annualmente 40 nuovi casi di schizofrenia, di questi il 25% cioè 10, hanno un decorso cronico ingravescente con una situazione patologica che si fa via via sempre più grave, prevedendo un percorso riabilitativo residenziale o semiresidenziale. Considerando che in media questa situazione patologica si verifica tra i 35/40 anni e ipotizzando che si viva mediamente per altri 35/40 anni, la sanità pubblica a Reggio Calabria nella sua programmazione sanitaria dovrebbe prevedere servizi riabilitativi per circa 400 persone”.
Riceviamo e pubblichiamo integralmente