L’isola pedonale di Nicastro, zona di aggregazione e punto di ritrovo cittadino, dovrebbe essere il fiore all’occhiello della città di Lamezia Terme. L’uso del condizionale è d’obbligo considerato che le condizioni in cui verte costantemente la piazza la vede teatro di continui soprusi e degrado urbano: un esempio sono le condizioni della fontana del Dalisi dedicata alla sirena Ligea, posta sull’isola pedonale, priva di acqua e costantemente destinata ad essere ricettacolo di immondizia di ogni genere (l’artista di fama internazionale, va ribadito, ha realizzato un’ulteriore Ligea posta di fronte il Museo archeologico lametino e un’istallazione metallica ubicata in Piazza 5 dicembre, a Sambiase);nelle medesime condizioni vertono le due fontane limitrofe, la prima in vetro verde posta di fronte il bar Clitumno e l’altra collocata sotto le scale, in posizione opposta, ormai ibrido cestino di rifiuti.
In particolare, la fontana in vetro verde posta sull’isola pedonale, oggetto sì di un restauro relativamente recente del 2016 e appartenente al progetto “Non solo Trevi” nato nel 1998 e portato a compimento sotto l’amministrazione Lo Moro, è ad oggi fortemente vandalizzata: le lastre che compongono l’opera risultano ormai smontate e rappresentano un pericolo potenziale per chi frequenta la piazza. Ricordiamo, quindi all’amministrazione, che gli interventi puntuali di restauro non corredati da un programma di manutenzione, rischiano di rimanere azioni isolate che sottolineano ulteriormente la mancanza di programmazione anche nei confronti delle più scontante e semplici azioni di gestione.
Analoga condizione è altresì quella delle oltre trenta fontane sparse nel lametino riferite allo stesso progetto del ’98 e realizzate sotto l’amministrazione Lo Moro, opera di differenti artisti quali Cancello, La Pietra, Panarello, Saladino, Trapasso, Robert, Ricciardi, che col tempo, nella migliore delle ipotesi, hanno smesso di erogare acqua, sono crollate per mancanza di manutenzione, sono state danneggiate e vandalizzate o sono andate perdute dopo lo smantellamento in vista di una eventuale ricollocazione.
Le Fontane di Lamezia, invero, rappresentano solo il cammeo di una situazione drammatica maggiormente estesa e che interessa la condizione in cui vertono tutti i beni culturali del lametino; eppure sotto l’amministrazione dell’ex sindaco Lo Moro l’interesse per la valorizzazione e il riammodernamento urbano rappresentava uno dei punti cardini su cui fondare lo sviluppo cittadino. Del resto, una città che non ha interesse per la sua storia e per la politica del bello è destinata all’oblio: ad oggi le brutture cittadine non sono altro, di fatti, che lo specchio del malcontento diffuso che domina lo spirito dei lametini.
Riappropriamoci, allora, della nostra memoria e facciamolo iniziando dall’isola pedonale lanciando un’idea: quella di intitolarla alla Sirena Ligea!
Molte altre città avrebbero sfruttato le proprie origini mitologiche ai fini non solo turistici, ma anche di propaganda e di valorizzazione del senso civico: del resto siamo i figli di Terina e del mito della sirena ivi spiaggiata e che ha intrecciato il proprio destino con quello dell’omerico Odisseo, ricordiamocelo!
Felicia Villella
Segreteria PD Lamezia Terme